E’ suonata la prima campanella per i parlamentari. Stamattina tra i banchi di Montecitorio e palazzo Madama è iniziata la XIX legislatura con l’elezione dei presidenti delle due camere. Nonostante il taglio dei due terzi dei parlamentari, c’è anche un po’ di Arezzo, seppur non molti commentatori lamentino l’assenza di un aretino purosangue. Ma insomma, ci sarà di nuovo Tiziana Nisini, ex assessore del comune aretino e Sottosegretario al lavoro uscente nel governo Draghi, che per la sua seconda esperienza come rappresentante siederà invece alla Camera visto che è stata eletta nel collegio uninominale di Arezzo. E’ invece di Grosseto, la senatrice eletta nel collegio uninominale per il Senato Arezzo -Siena-Grosseto, con il debutto di Simona Petrucci, l’assessore all’ambiente del comune grossetano che si è tuttavia detta impegnata ad aprire uno sportello proprio nella nostra città per recepire le problematiche del territorio. Nessun aretino, ancora, tra gli eletti al collegio plurinominale per la camera tra cui figurano invece figure di spicco come Boldrini, insieme a Simiani e Licciardi. Idem per il Senato, dove nel collegio plurinominale, tra gli eletti che vanno da Renzi, Borghi, Licheri, Santanchè, La Pietra, Parrini, Franceschelli non si ravvisano aretini ma solo candidati catapultati da ogni altro dove. Ci sarà però in parlamento chi, ad Arezzo, ha legato le sue battaglie. E infatti sarà la prima volta alla camera per Letizia Giorgianni che, seppur eletta nel collegio di Caserta, nel nostro territorio si è fatta conoscere eccome con le sue battaglie legate alle vicende del crack di Banca Etruria con la sua associazione “Vittime del Salvabanche”. E ovviamente, ci sarà ancora la montevarchina Maria Elena Boschi, eletta stavolta in Calabria, ormai habitué dei palazzi romani che, con la sua terza elezione consecutiva, è ormai diventata tra punti di riferimento in ambito nazionale per il terzo Polo di Renzi e Calenda. Insomma, un po' 'di Arezzo c’è, seppur con qualche contaminazione territoriale. Ma forse occorrerebbe mettere da parte il campanilismo e piuttosto che stare a focalizzarsi sul pedigree dei nostri parlamentari, guardare che costoro effettivamente viglino e si facciano carico dei problemi e delle istanze del territorio che sono chiamati a rappresentare.
Luca Amodio