“Non si monetizza la morte, ma sarebbe una rivalsa per quello che abbiamo patito”. Così Giampaolo Camici, orfano di guerra e presidente dell'associazione “Vittime della strage di Cavriglia”. Siamo in provincia di Arezzo, Valdarno aretino. Questo comune ha pagato un tributo altissimo in fatto di vittime di guerra. Il 4 luglio 1944, furono uccisi 192 persone fra i quattordici e gli ottantacinque anni. Vennero uccisi a fucilate e poi bruciati dai reparti tedeschi specializzati della divisione Hermann Göring. Meleto, Castelnuovo, Massa Sabbioni, San Martino e infine Le Matole, le frazioni dove avvennero i rastrellamenti. Ieri sera nella sala polivalente di Meleto, su iniziativa dell'amministrazione comunale, i parenti delle vittime sono state ascoltate dagli avvocati dello studio legale Dalle Luche per valutare la possibilità di risarcimento. I tempi per procedere sono molto stretti, poiché i termini scadono il prossimo 27 ottobre. Questa la scadenza indicata in un decreto legge, dello che ha previsto un fondo da 55 milioni di euro a favore degli italiani rimasti vittime di crimini nazisti, dagli eccidi alle deportazioni. In Toscana sono circa 4.500 i civili uccisi, in Italia 30mila. “Come nel caso della strage di Sant'Anna di Stazzema, l'azione civile va notificata alla Germania e all'avvocatura dello stato – spiega all'AGI l'avvocato Gabriele Dalle Luche – anche per Cavriglia ci sono gli estremi per un'azione legale. Nel caso di Sant'Anna di Stazzema sono stati gli enti locali a sostenere le spese legali”.